EMMA – ERMAL META- IRAMA & ALESSANDRA AMOROSO…i prossimi top eventi di Marco Bartolomei

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ArteinVeneto : Samuele Degetto domenica a Villa Caffo

Il giovane artista veneto domenica 17 concederà una intervista alla new journalist Antonella Pederiva, nella suggestiva location di Villa Caffo a Rossano Veneto. Le riprese video saranno effettuate da Marco Bartolomei.

LA GRAZIA DI ANGGUN ALL’AUDITORIUM SAN DOMENICO DI FOLIGNO GRANDE SERATA E GRANDE SUCCESSO PER L’ARTISTA INDONESIANA

servizio a cura di ANTONELLA PEDERIVA
Ritorna la grande musica internazionale all’Auditorium San Domenico di Foligno. Athanor Events, con il patrocinio del Comune di Foligno, porta sul palco una donna dotata di un carisma eccezionale, Anggun. L’artista indonesiana non ha bisogno di presentazioni. Nata nel 1974 a Giakarta, naturalizzata francese, Anggun entra in scena con la grazia che la contraddistingue, tenendo fede al nome che porta. Nella sua lingua madre, infatti, il suo nome significa “grazia che appare in sogno”. Un sogno che il pubblico della fantastica location ha potuto vivere ascoltando la sua voce. Dal primo brano proposto, A Rose in the Wind, proseguendo poi con Evil & Angel, Breath in the water, What you want mr, Undress me, What me remember, Still Reminds me, è una escalation di grandi successi. A metà concerto, quando intona Snow on the Sahara, grandissimo brano che fu distribuito in 33 Paesi, vendendo più di due milioni di dischi, ha già conquistato il cuore e l’anima di chi la sta ascoltando. Nel suo lungo vestito nero, che esalta il suo fascino asiatico, Anggun si muove sinuosa, assecondando la musica con i gesti e le movenze, senza rinunciare a coinvolgere e a dialogare con il pubblico. Prova anche a parlare italiano, scusandosi per la traduzione approssimata da Google traduttore ed entrando nelle simpatie di tutti. Quando, dopo aver proposto The Good is Back e Saviour, risuonano le note del famoso brano che cantò in coppia con Piero Pelù, Amore immaginato, il pathos ha già raggiunto i suoi vertici e l’applauso parte scrosciante da un pubblico che si alza in piedi per attribuirle il giusto riconoscimento, mentre ad uno ad uno i grandi musicisti che l’accompagnano nell’avventura del suo Intimate Tour, tra cui anche il marito Christian Kretschmar, la salutano con un baciamano, allontanandosi dal palco.

IRENE GRANDI IN VIAGGIO A FOLIGNO /di Antonella Pederiva

IRENE GRANDI IN VIAGGIO A FOLIGNO.
QUANDO L’ARTE DEL VIDEO INCONTRA LA MUSICA
Dopo il sold out di Vasco Brondi e de “Le luci della centrale elettrica”, Foligno Musica, giunta alla sua terza edizione, ha offerto, sabato 8 dicembre, uno spettacolo che si discosta totalmente dai canoni del concerto classico. Con il “LungoViaggio” di Irene Grandi ed i Pastis, il pubblico viene catapultato in un’atmosfera da sogno, dove le varie sonorità diventano un tutt’uno con le immagini. Un linguaggio nuovo, innovativo e tridimensionale. Alle spalle di Irene un grande schermo proietta figure che interagiscono con i suoi testi, che dialogano con lei, che catturano l’interesse dei presenti. Irene si muove sinuosa sul palco, il suo corpo asseconda le note, le interpreta. Venticinque anni di carriera, quasi cinquant’anni di vita, non hanno scalfito il brio che la contraddistingue, le hanno donato, al contrario, una maturità fresca e prorompente. Decisivo, nel suo percorso artistico, l’incontro con il duo Pastis, Saverio e Marco Lanza, attivi da tempo nel mondo della videoarte che hanno convinto l’artista toscana a mettere in scena il tema del viaggio, a lei caro, sotto un aspetto visionario ma reale: un perfetto connubio tra realtà ed immaginazione. Nella fantastica location dell’ex monastero di San Domenico, Irene fa la sua prima apparizione proprio dallo schermo che domina il palco, tranquillamente seduta su un divano, la copia di quello sul quale si siederà per duettare con sé stessa. Dall’inizio con “Sono ali”, sarà tutto un susseguirsi di volti e di paesaggi, di personaggi noti e meno noti. Suggestivo, avvolgente e spiritualmente coinvolgente il dialogo con Tiziano Terzani, scrittore e giornalista, la cui vita è stata veramente un continuo viaggio tra i continenti e dentro di sé, nella consapevolezza che tutto è collegato. “Tutto è Uno”: “l’universo è l’armonia degli opposti. Perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna. Ch’è tutto è uno”. “Roba bella” è ambientata in un mercato siciliano, con i suoi sapori e i suoi odori, con le sue tradizioni, il suo dialetto che ha i suoni del profondo sud. “You have to travel” realizzato con la coreografa Hagit Yakira,il corpo inteso come linguaggio che va oltre le parole, “Aararo Aarirero”, la ninna nanna di una madre che addormenta suo figlio, “Cincuenta Centavos”, che ha come protagoniste le strade di Quito in Ecuador, “Somewhere I Read” che ha la voce di Martin Luther King nel suo storico ed ultimo discorso pubblico. “Amazing grace how sweet the sound that saved a wretch like me. I once was lost but now I’m found. I was blind but now I see. And I’ve seen the promised land”, uno dei più famosi inni cristiani del ‘700. E poi ancora “I viaggi per mare”, che vede la partecipazione di Cristina Donà; il viso di un bimbo che racconta di tesori e pirati, la voce incerta di chi ha appena iniziato ad imparare a leggere. Vasco Rossi fa la sua incursione in “Benvenuti nel vostro viaggio”, Samantha Cristoforetti ci conduce fuori dall’orbita terrestre con “I would like to take you on a journey”, la Terra vista da un’altra dimensione, “mentre i miei occhi guardavano oltre le stelle, e non ti avevo mai sentito così vicino”. Ogni canzone è supportata da cortometraggi sapientemente sincronizzati con musica e parole, un puzzle dove tutti i pezzi si incastrano insieme per formare disegni perfetti e suggestivi per arrivare “alla porta del sogno”. “Prima di partire per un lungo viaggio, porta con te la voglia di non tornare più” recita il penultimo brano, quello che precede l’allegro “Bum Bum”. Noi speriamo che Irene, insieme ai Pastis, suoi compagni di viaggio, torni a deliziarci ancora con i suoi ritmi, movimentati, allegri, o più lenti e malinconici, che torni ancora a “queste serate, dove si fermava veramente il tempo”, a questa musica.